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| SABATO 01 NOVEMBRE 2025 | SOLENNITA'
DI TUTTI I SANTI - ANNO C |
| 1) Invoca
lo Spirito Santo perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione
della Parola. 2) Leggi attentamente il brano del Vangelo Dal Vangelo di Matteo: (Mt 5,1-12): “In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».” 3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola 4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore. 5) Rifletti: La festa odierna ci fa celebrare le meraviglie che Dio ha operato nella vita dei Santi e soprattutto ci fa comprendere che seguire Cristo e il suo Vangelo pienamente è possibile. Per un cristiano, seguire Cristo e fare la volontà del Padre è fonte di gioia. I Santi, nonostante le loro fragilità e debolezze, hanno cercato, durante il loro pellegrinaggio terreno, di vivere ogni giorno il Vangelo e, come Gesù stesso ci ha insegnato, a fare la volontà di Dio. Festeggiare tutti i Santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I Santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze e anche le loro tristezze. “Beati! Beati! Beati!” Con queste nove beatitudini, Gesù inizia un lungo discorso. Quante volte pensiamo la fede come qualcosa che ci limita, ci ingabbia in regole rigide e ci immette in una assurda gara di chi è più bravo e di chi sarà premiato e chi condannato. La santità stessa la concepiamo come punto di arrivo per chi è stato nella vita più in gamba e tenace nell’obbedire. Essere santi ci sembra solo sinonimo di rigore morale assoluto. Il canto della montagna di Gesù, ci insegna che la beatitudine è prima di tutto dono di Dio, e non nostro traguardo. È Lui che dona il regno, è Lui che consola e dona misericordia, è Lui che ci chiama figli. A noi rimane solo di fidarci di questo, e di non pensare che povertà, fatica, dubbio, insuccesso possano toglierci questo dono. Anzi, il messaggio delle beatitudini ci dice che è proprio nelle situazioni umane più difficili che Dio ci viene incontro. I Santi e le Sante di ogni tempo, che oggi celebriamo tutti insieme, non sono semplicemente dei simboli, delle persone lontane, irraggiungibili. Assolutamente no, sono persone che hanno vissuto con i piedi per terra, hanno sperimentato la fatica quotidiana dell'esistenza con i suoi successi e i suoi fallimenti, trovando nel Signore la forza di rialzarsi sempre e proseguire il cammino. Da ciò si comprende che la santità è un traguardo che non si può conseguire soltanto con le proprie forze, ma è il frutto della grazia di Dio e della nostra libera risposta a essa. Quindi la santità è dono e chiamata, è una vocazione comune di tutti noi cristiani. Di fronte all'imperversare della sbornia dei riti di Hallowen fra maschere e consumismo, nello stupido tentativo di esorcizzare il tabù della morte, segno chiaro di un ritorno del paganesimo, che abbraccia anche in molti credenti, noi vogliamo affermare nella fede, alla luce della Parola di Dio, che è possibile vivere la vita eterna già qui, ogni giorno, costruendo semplicemente la santità del quotidiano, che consiste nel seguire la via delle Beatitudini, facendo ogni cosa per amore e con amore. Noi vogliamo celebrare la vera festa di Tutti i Santi, ossia Holywins, la santità vince. Che davvero la santità vinca nella nostra esistenza. Un gigante della santità, san Giovanni Bosco, a chi gli domandava le regole per diventare santo rispondeva: «essere sempre allegri; confessione, comunione eucaristica e preghiera; fare bene il proprio dovere, aiutare gli altri». Chiediamo a Maria, Regina di tutti i Santi, affinché ci aiuti a fare nostri questi suggerimenti e a non stancarci di invocare i Santi, nostri amici in cielo. Amen! Facciamo fiorire la vocazione alla santità che come un seme fecondo è stato piantato nel nostro cuore! Buon Cammino di Santità!
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| DOMENICA 02
NOVEMBRE |
.XXXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO |
| 1) Invoca lo
Spirito Santo perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione della
Parola. 2) Leggi attentamente il brano del Vangelo Dal Vangelo di Matteo: (Mt 25,31-46): “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».” 3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola 4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore. 5) Rifletti: Dopo il ricordo dei santi, la Chiesa invita oggi a rivolgere l'attenzione ai nostri defunti, quelli a noi più cari, e il pensiero si volge al mistero della morte. La Commemorazione di tutti i fedeli defunti, ci deve far comprendere che la morte, in senso cristiano, non è la fine di tutto ma l'incontro con il Dio della vita. La seconda messa prevista per la Commemorazione dei fedeli defunti ci propone il giudizio finale di Matteo. Alla fine della nostra vita saremo giudicati per come avremo trattato coloro che erano più in difficoltà: gli affamati, gli assetati, gli stranieri, i poveri, i malati e i carcerati. Da questo brano di Vangelo si desumono sei delle sette opere di misericordia corporale del vecchio, ma sempre attuale catechismo, il quale aggiunge la settima, seppellire i morti. Questo brano oggi ci viene proposto per ricordare che anche per ognuno di noi verrà il momento della morte e con essa sarà fatto il bilancio delle nostre opere verso i nostri fratelli più piccoli, nei quali si identifica Cristo stesso. “Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre.” Tutte le genti insieme si presenteranno davanti a lui, ma egli separerà gli uni dagli altri. Il giudizio finale è universale, ma al tempo stesso personale, ognuno viene giudicato secondo le proprie azioni. La vita eterna, come ben cogliamo dal testo del Vangelo di Matteo certamente ha due strade, quella della salvezza e quella della perdizione. Non è a senso unico, in quanto per imboccare la strada giusta, bisogna vivere nella carità ed essere dalla parte di chi è in necessità. Si va in paradiso donando per amore e mettendosi a servizio degli ultimi e dei bisognosi. Quando non si vede il volto di Cristo nel volto del fratello che è in necessità, non c'è possibilità di godere della felicità eterna. Chi è chiuso nel suo e non sa scorgere la presenza di Dio in situazioni di necessità non può far parte di un'eternità beata. Tutto si compendia in un solo termine: carità. Oggi nella carità c'è anche il ricordare nelle preghiere i fedeli defunti: in questo giorno è essenziale questo legame fra noi, la chiesa dei viventi e la chiesa di chi è già in Dio. Questo infatti non è solo culto ma vivere la Comunione dei Santi. • Davanti al mistero della morte come mi pongo? Tento di rimuoverla dal mio pensiero oppure guardo ad essa con fiducia e anche con responsabilità? 6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito. L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen! Impegno: Celebriamo oggi l'Eucaristia per tutti i defunti che riposano nei cimiteri, includendo nel nostro suffragio anche i defunti di tutte le Nazioni del mondo. |
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| LUNEDI' 03 NOVEMBRE |
XXXI
settimana del tempo ordinario |
| Dal
Vangelo secondo Luca Lc 14,12-14 In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». |
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| MARTEDI' 04 NOVEMBRE |
San
Carlo Borromeo, Vescovo |
| Dal
Vangelo secondo Luca Lc 14,15-24 In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”». |
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| ASCOLTA LA RIFLESSIONE DI P. TONINO |
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| MERCOLEDI' O5 NOVEMBRE |
XXXI settimana del tempo ordinario |
| Dal
Vangelo secondo Luca Lc 14,25-33 In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». |
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| GIOVEDI'
06 NOVEMBRE |
XXXI
settimana del tempo ordinario |
| DAL
VANGELO SECONDO LUCA Lc 15,12-10 In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». |
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ASCOLTA LA RIFLESSIONE DI P. TONINO |
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| VENERDI' 07 NOVEMBRE |
XXXI settimana del tempo ordinario |
| Dal
Vangelo secondo Luca Lc 16,1-8 In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare". L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua". Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta". Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». |
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| SABATO 08 NOVEMBRE |
XXXI settimana del tempo ordinario |
| Dal
Vangelo secondo Luca - Lc 16,9-15 In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole». |
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| DOMENICA
09 NOVEMBRE |
XXXII
SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO |
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2) Leggi attentamente il brano del Vangelo Dal Vangelo di Giovanni: (Gv 2,13-22): “Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.” 3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola 4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore. 5) Rifletti: Festeggiamo oggi la Dedicazione della Basilica Lateranense a Roma. Ci stringiamo tutti intorno alla Cattedra del Vescovo di Roma e come nella festa di Pietro e Paolo, siamo chiamati a pregare per il Romano Pontefice, che i Santi come Caterina da Siena, definiscono il dolce Cristo in terra. Uniti quindi al successore di Pietro nella sua qualità di pastore dell'Urbe, guardiamo con occhi di fede, ben sapendo che lì si è irradiata la Chiesa con le sue difficoltà dovute al martirio di tanti cristiani. La liturgia ci viene in aiuto a considerare bene cosa si intende Tempio. “Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio”. Il Vangelo propone un gesto profetico, la cacciata dei mercanti dal tempio da parte di Gesù, che l'evangelista Giovanni pone all'inizio del ministero pubblico di Cristo. Il Messia entra nel Tempio e davanti a quell'ambiente fatto di vero e proprio mercato si indigna. Ci viene difficile immaginare Gesù in questa situazione. Dio Amore con la frusta in mano che colpisce, rovescia, comanda e caccia via. L'amore è anche questo: la decisione forte di saper dire "no" a ciò che non è secondo Dio, non fa bene, non fa fiorire l'uomo. Quello che ci viene presentato è un Gesù che butta all'aria tutte le nostre idee confuse su Dio che molto spesso consideriamo come un distributore automatico. Gesù con questo gesto vuole condurre tutti noi a un vero rapporto autentico con Dio. Anche noi dopo 2000 anni abbiamo un'idea di Dio che è simile a quella che si trova di fronte Gesù nel Tempio. Prego per avere in cambio qualcosa e se questo non avviene allora subito prendiamo le distanze da Dio stesso. Metto la moneta nella cassetta dell'offerta per accendere un lumino per ottenere quello che desiderio e che Dio mi deve dare. Gesù ci mette in guardia dal mercato della fede e lo fa con tutta la sua forza. Immaginiamo che questo tempio sia il nostro cuore, il centro della nostra identità: che noi siamo tempio Gesù ce lo ha detto molto chiaramente e in questo tempio che siamo noi non si può far entrare di tutto, altrimenti lo profaniamo. La scelta di cosa guardare, cosa ascoltare, cosa pensare, a quali persone aprire il cuore è una scelta da non prendere alla leggera. Come ci insegnano già i padri della Chiesa, nel nostro cuore serve un buon portinaio che sappia dire ai pensieri che bussano se poter entrare oppure no. La custodia della nostra interiorità è davvero troppo importante per essere trascurata. Oggi, il Signore entra anche nel mio tempio. E cosa vi trova? Dovrà prendere la frusta anche nel mio caso? Lui mi chiede: che cosa occupa il posto di Dio nel tuo cuore? Forse il rumore delle preoccupazioni, la fretta, il bisogno di essere visti, la paura di non bastare mai. Forse anche la mia fede è diventata commercio: "Ti prego, Signore, se mi aiuti farò questo e quello...", e mi metto a mercanteggiare con Lui. Gesù vuole scacciare tutto questo, non per togliermi qualcosa, ma per restituirmi me stesso. 6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito. Padre Buono, donaci il tuo Spirito di Sapienza, perché sappiamo proteggere e custodire il nostro cuore. Donaci la forza di cacciar via da esso tutto ciò che non ci fa del bene. Pervadi con il tuo santo Spirito la casa della nostra vita, perché sia tuo tempio e sia consacrata a te solo! Amen! Impegno: "Al di là dei tanti tentativi di mostrare o esprimere qualcosa che non siamo, tutto si gioca nel cuore: lì non conta ciò che si mostra all'esterno o ciò che si nasconde, lì siamo noi stessi. E questa è la base di qualsiasi progetto solido per la nostra vita, poiché niente di valido si può costruire senza il cuore. Le apparenze e le bugie offrono solo il vuoto". (Papa Francesco) |
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| LUNEDI' 10 NOVEMBRE | XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO |
| Dal Vangelo secondo Luca Lc 17,1-6 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». |
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| MARTEDI' 11 NOVEMBRE |
SAN MARTINO |
| Dal
Vangelo secondo Luca
Lc 17,7-10 n quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». |
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| MERCOLEDI' 12 NOVEMBRE |
XXXII SETTIMANA DEL
TEMPO ORDINARIO |
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17,11-19
Lungo il cammino verso
Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio,
gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e
dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li
vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre
essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi
guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a
Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne
sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è
trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio,
all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua
fede ti ha salvato!».
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| GIOVEDI 13
NOVEMBRE' |
.... SETTIMANA DEL TEMPO
ORDINARIO |
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Dal Vangelo secondo Luca - Lc
17,20-25
In quel tempo, i farisei
domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro:
«Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno
dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio
è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno
giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio
dell’uomo, ma non lo vedrete.
Vi diranno: “Eccolo là”, oppure:
“Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore,
guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio
dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e
venga rifiutato da questa generazione».
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| VENERDI'
14 NOVEMBRE |
.......SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO |
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Dal Vangelo secondo Luca -Lc
17,26-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli:
«Come avvenne nei giorni di Noè,
così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano,
prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò
nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.
Come avvenne anche nei giorni di
Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano,
costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e
zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui
il Figlio dell’uomo si manifesterà.
In quel giorno, chi si troverà
sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a
prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro.
Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la propria
vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.
Io vi dico: in quella notte, due
si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro
lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà
portata via e l’altra lasciata».
Allora gli chiesero: «Dove,
Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si
raduneranno insieme anche gli avvoltoi».
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| SABATO 15 NOVEMBRE |
XXXII SETTIMANA DEL TEMPO
ORDINARIO |
| Dal
Vangelo secondo Luca - Lc 18,1-8 In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». |
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| DOMENICA 16
NOVEMBRE |
XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C |
| 1) Invoca lo Spirito Santo perché
possa aprire il tuo cuore alla comprensione della Parola. 2) Leggi attentamente il brano del Vangelo Dal Vangelo di Luca: (Lc 21,5-19): “In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».” 3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola 4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore. 5) Rifletti: Ci stiamo incamminando verso la fine dell'anno liturgico, termine segnato dalla festa di Cristo Re che celebreremo domenica prossima, e la chiesa propone per questo periodo testi evangelici dai discorsi apocalittici per farci riflettere su ciò che comporta sia la fine dei tempi, sia più concretamente, la fine della vita di ogni essere umano. La storia, tutta la storia, ogni frammento della nostra vita, l'amore che abbiamo donato e condiviso, le relazioni in cui abbiamo investito tutta la nostra vita, sono lanciate verso la pienezza, verso un fine e non solo verso la fine. Il Vangelo non si preoccupa di esaudire le nostre curiosità sul quando, dove e come avverrà la fine del mondo, ma su come devo preparami. «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Leggendo questo brano del Vangelo di Luca è facile pensare esclusivamente, o quasi, agli avvenimenti della fine del mondo che chiuderanno la storia umana. E invece non si tratta soltanto di questo. Gesù concentra l'attenzione dei discepoli sul presente nel quale vivono. Il discorso sulla fine delle cose introdotto dalla distruzione del tempio invita a prendere in considerazione l’attualità che si sta vivendo. Non si tratta di aspettare gli eventi con le mani in mano, senza far nulla, lasciandoci colpire superficialmente dalle catastrofi che attirano momentaneamente la nostra attenzione, ma di assumere le decisioni più importanti della vita. Come cristiani siamo invitati a seguire Gesù. Il cristiano più degli altri deve lavorare, deve donare, deve servire il prossimo, deve amare: solo così può attendere senza paura il giorno di Dio. La persecuzione, le divisioni, l'odio del mondo, le guerre, non sono i segnali di una immediata fine del mondo, bensì occasioni di testimonianza e di perseveranza. Si attende il Signore perseverando e testimoniando, non fantasticando sulla vicinanza della fine del mondo. Con la perseveranza vuol dire, in ogni prova che giungerà, in ogni afflizione, offesa, malattia. La vita cristiana non è questione di una stagione, ma richiede perseveranza fino alla fine. La perseveranza dona pace nei conflitti, tranquillità in mezzo alla tempesta, sicurezza nelle insidie e nei pericoli. “Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.” È bellissima questa promessa di Gesù: siamo testardi e pigri, infedeli e bugiardi, traditori e pettegoli, ma Lui non ci abbandona. Siamo così preziosi ai suoi occhi che nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto. Gesù conforta il giusto e dona ai suoi discepoli e a quanti lo sanno aspettare, aprendo il cuore alla speranza, un'immagine formidabile, carica di consolazione e di significato. Mettersi completamente nelle mani del Signore con la fiducia che «nemmeno un capello del capo andrà perduto» è la via cristiana esigente a cui siamo chiamati. Uomo e natura possono sprigionare tutto il loro potenziale distruttivo, eppure non possono nulla contro l'amore. Davanti alla tenerezza di Dio sono impotenti. Quali sentimenti prevalgono in me: angoscia, spavento, dubbio o sicurezza, fiducia, speranza? 6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito. Nulla e nessuno, Signore Gesù, ci potrà mai separare da te, dal tuo amore. La fine del mondo non coincide con la fine di questo o quel mondo che abbiamo costruito nel tempo e in cui abbiamo trovato un riparo e una comoda dimora. Tu ci metti in guardia da inutili allarmismi, da terrificanti profezie di sventura, da annunci senza senso e ci chiedi di sperare e di aver fiducia in te. Signore Gesù, donami il tuo Spirito di perseveranza nel portare avanti gli impegni che mi affidi. Donami di poter amare coloro che mi perseguitano e, al tuo ritorno, possa farmi trovare pronto. Amen! Impegno: Il messaggio che possiamo trarre dal Vangelo di oggi è dunque un messaggio di fede, di impegno e di perseveranza. Chiediamo a Gesù questi doni e la forza del suo Santo Spirito per poterli mettere in pratica nella nostra vita per essere cristiani autentici. |
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| LUNEDI' 17 NOVEMBRE |
Santa
Elisabetta d'Ungheria, religiosa
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| Dal
Vangelo secondo Luca - Lc 18,35-43 Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio. |
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| MARTEDI' 18
NOVEMBRE |
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| Dal
Vangelo secondo Luca - Lc 19,1-10 In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». |
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| MERCOLEDI' 19 NOVEMBRE |
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| Dal
Vangelo secondo Luca - Lc 19,11-28 In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: "Fatele fruttare fino al mio ritorno". Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: "Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi". Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: "Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate dieci". Gli disse: "Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città". Poi si presentò il secondo e disse: "Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate cinque". Anche a questo disse: "Tu pure sarai a capo di cinque città". Venne poi anche un altro e disse: "Signore, ecco la tua moneta d'oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato". Gli rispose: "Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi". Disse poi ai presenti: "Toglietegli la moneta d'oro e datela a colui che ne ha dieci". Gli risposero: "Signore, ne ha già dieci!". "Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me"». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. |
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| GIOVEDI' 20 NOVEMBRE |
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| Dal
Vangelo secondo Luca Lc 19,41-44 In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». |
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| VENERDI' 21 NOVEMBRE |
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| Dal
Vangelo secondo Matteo Mt 12,46-50 In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre». |
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| SABATO 22 NOVEMBRE |
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| Dal
Vangelo secondo Luca Lc 20,27-40 In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda. |
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| DOMENICA 23
NOVEMBRE |
CRISTO RE DELL’UNIVERSO |
| 1) Invoca lo Spirito
Santo perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione della Parola. 2) Leggi attentamente il brano del Vangelo Dal Vangelo di Luca: (Lc 23,35-43): “In quel tempo, dopo che ebbero crocifisso Gesù, il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». 3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola 4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore. 5) Rifletti: La lettura del Vangelo della festa di Cristo Re ci invita a fissare lo sguardo sulla Croce. Solo contemplando il Cristo crocifisso possiamo scoprire la novità inattesa e inaudita della sua regalità. Certo: molti sono rimasti delusi, apostoli compresi, ma solo lo scandalo della nudità crocifissa di Gesù svela il vero volto di Dio. Un Re che ha scelto una croce per trono, un Re che dà la vita per tutti e perdona tutti. Un Re che muore solo, abbandonato, nudo e straziato ma che muore con le braccia aperte, un abbraccio lanciato fino ai confini del mondo. «Costui è il re dei Giudei». Noi abbiamo una idea della "regalità" diversa da quella di Cristo. Per Lui regnare vuol dire servire. Chi vuol essere il primo sia l'ultimo... una strana regalità la Sua, consumata per stare con lebbrosi, paralitici, ciechi, zoppi, gli emarginati della società, a far loro ritrovare la dignità umana, a dar loro una fierezza, ad identificarsi con loro. Regalità di Gesù che da "infinito" che era si fece povero fino a morire da malfattore tra due ladri. Con gli ultimi, perché siano trattati come i primi. Pronto a prendere le difese degli orfani, delle vedove, degli stranieri. Cristo è RE dell'universo perché il suo sangue è versato per tutti. Non ha eserciti, non distrugge, ma ricrea, rinnova, restaura, offre il senso vero della vita. «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Un malfattore appeso alla croce gli chiede di non essere dimenticato e lui lo prende con sé. In quel bandito, raggiunge tutti noi, consacrando, in un malfattore, la dignità di ogni persona umana: nella sua decadenza, nel suo limite più basso, l'uomo è sempre amabile per Dio. Non ha meriti da vantare il ladro. Ma Dio non guarda al peccato o al merito, il suo sguardo si posa sulla sofferenza e sul bisogno, come un padre o una madre guardano solo al dolore e alle necessità del figlio. Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. E Gesù non solo si ricorda, fa molto di più: lo porta con sé, se lo carica sulle spalle, come fa il pastore con la pecora perduta, lo riporta a casa: sarai con me! Ricordati di me prega il peccatore, sarai con me risponde l'amore. Le ultime parole di Cristo sulla croce sono tre parole regali, tre editti imperiali: oggi-con me-paradiso. Oggi: adesso, subito; ecco l'amore che ha sempre fretta. Con me: mentre la nostra storia di conflitti si chiude in muri, frontiere e respingimenti, il Regno di Dio germoglia in condivisioni e accoglimenti. Nel paradiso: quel luogo che brucia gli occhi del desiderio. E se il primo che entra in paradiso è quest'uomo dalla vita sbagliata, allora non c'è nulla e nessuno di definitivamente perduto, nessuno è senza speranza. Le braccia del re crocifisso resteranno spalancate per sempre, per tutti quelli che riconoscono Gesù come compagno d'amore e di pena, qualunque sia il loro passato: è questa la Buona Notizia di Gesù Cristo. 6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito. Facciamo nostra questa preghiera chiedendo, alla fine dell’anno liturgico, e in attesa dell’Avvento, perdono per tutti e luce per la nostra vita. Voglio pregarti, Signore, col cuore del ladrone pentito. “Abbi pietà... ricordati di me!”. Lo dico per me e per chi non sa più dirlo, lo chiedo per tutti i derelitti del mondo, per gli sconfitti e per chi, credendo di far bene, ha distrutto la propria e l’altrui dignità. Pietà per tutti, Signore Crocifisso, per chi spera e chi dispera; per chi ama e per chi odia; per chi piange e per chi prega. Pietà per tutti, o Re della Croce, pietà per il mondo del denaro che ti schernisce; per quello del piacere che ti offende; per la giustizia di parte che dimentica l’uomo. Abbiamo tutti bisogno della tua pietà se vogliamo ancora sperare. Mai la tua Chiesa dimentichi che tu sei il Re di tutti i crocifissi del mondo, di ieri, di oggi e di domani; almeno in essa ritrovino la gioia della tua accoglienza che salva e che ha per tutti certezze di vera santità: “Oggi sarai con me, in Paradiso”. Impegno: La regalità di Gesù si manifesta pienamente nel servizio: egli è il Servo per eccellenza. Impariamo da lui mettendoci anche noi a servizio della carità, dell’amore, del perdono, dei nostri fratelli, della chiesa. |
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| LUNEDI' 24 NOVEMBRE |
XXXIV settimana del tempo ordinario
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| Dal
Vangelo secondo Luca (Lc 21,1-4) In quel tempo, Gesù alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere». |
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| MARTEDI'
25 NOVEMBRE |
XXXIV settimana del tempo ordinario
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| Dal Vangelo secondo Luca
(Lc 21,5-11)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. |
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| MERCOLEDI'
26 NOVEMBRE |
XXXIV settimana del tempo ordinario
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| Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21, 12-19) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». |
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| GIOVEDI' 27 NOVEMBRE |
XXXIV settimana del tempo ordinario
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| Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,20-28) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». |
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| VENERDI'
28 NOVEMBRE |
XXXIV settimana del tempo ordinario
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| Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,29-33) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». |
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| SABATO 29
NOVEMBRE |
XXXIV settimana del tempo ordinario
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| Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,34-36) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». |
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ASCOLTA LA RIFLESSIONE DI P. TONINO |
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| DOMENICA
30 NOVEMBRE |
Prima domenica di Avvento - ANNO A
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| 1) Invoca lo Spirito Santo perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione della Parola. 2) Leggi attentamente il brano del Vangelo Dal Vangelo di Matteo: (Mt 24, 37-44): “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». 3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola 4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore. 5) Rifletti: Questa domenica ha inizio il Tempo di Avvento, tempo di grazia che la Chiesa ci consegna non solo per prepararci a celebrare il Santo Natale ma anche per ridestare i cuori nell'Attesa dell'ultima venuta del Signore nella gloria. Inizia inoltre un nuovo anno liturgico, l'anno A; questo nuovo inizio è un'ulteriore occasione che Dio ci offre per ripartire e rimetterci in cammino alla sequela di Gesù. L’Avvento è il tempo dell’attesa, ma, per noi oggi, è impensabile aspettare, noi che siamo presi da mille impegni. Le nostre giornate sature di frenesia non danno molto spazio al silenzio e alla preghiera. Dio dovrebbe essere il protagonista dei nostri pensieri, delle nostre parole e soprattutto delle nostre azioni, ma molto spesso viene relegato ad ultimo pensiero della sera. Attendere è tendere verso qualcuno o qualcosa; non significa stare fermi, ma preparare la strada per il nostro Signore. Tendere a Dio vuol dire porsi nella condizione di accoglierlo pienamente, senza riserve e lasciando che Lui ci plasmi, ci modelli. Avvento è pazienza, speranza; è superare la logica del tutto e subito per noi. È contemplare, è stupirsi del fatto che Cristo rinasce ogni volta, è dire grazie per quell’amore gratuito che ci avvolge, illumina e tutto trasforma. Il nostro Avvento non può dunque limitarsi alla preparazione della festa del Natale, ma deve essere lo sforzo di capire che cosa il Signore vuole fare oggi con noi, che cosa ha voluto insegnarci scegliendo di nascere e di vivere in mezzo a noi. La Prima domenica è caratterizzata da un brano evangelico che pone l'accento sulla parusía, la venuta gloriosa del Figlio dell'uomo alla fine dei tempi. Il testo contiene tre esortazioni di fondamentale importanza per la nostra vita: "vegliate", "cercate di capire", "siate pronti". Il Primo invito è “vegliate”. Vigilare, svegliarsi per confidare in Dio e per aggrapparsi a lui. Vigilare non è un rientrare in sé stessi ma un uscire da sé per abbandonarsi a Dio. Si comprende allora come la parola vigilanza non indichi direttamente qualcosa da fare, ma un modo di vivere e di guardare con concentrazione, senza lasciarsi distrarre. C’è un appuntamento, che non possiamo decisamente mancare: è l’appuntamento della nostra vita, da cui dipende tutta l’eternità, la nostra riuscita o il nostro fallimento. Il rischio sta proprio nel lasciare che i giorni scorrano, uno dopo l’altro, come se la nostra esistenza non avesse un senso, una direzione, un traguardo. Ecco perché Gesù ci dona la grazia di un nuovo tempo di Avvento: per destarci da tutto ciò che intorpidisce intelligenza e cuore e ci fa sprofondare nella tiepidezza. Il secondo invito è "cercate di capire". C'è qui un invito alla sapienza del cuore, ad avere un cuore saggio, che non lascia scorrere le cose a caso, che cerca di leggerle in profondità, illuminato dalla parola di Dio e scaldato dalla sua grazia. Il terzo invito è "siate pronti", essere pronti significa trattare ogni momento come se fosse quello decisivo, ciò che conta, infatti, non sono le apparenze, quello che vedono gli uomini, quello che spesso muove la loro ammirazione e il loro plauso. È sotto il suo sguardo, che ci domanda di vivere, pronti a rendere ragione della nostra speranza, prendendo come bussola il Vangelo. Che il Signore ci aiuti a ridestare il cuore e a vivere intensamente questo tempo forte, per essere pronti al suo ritorno, pronti a riconoscerlo e ad accoglierlo nelle sue visite, pronti a celebrare il Natale con animo sereno e rinnovato. - Spesso la liturgia, in questo tempo di Avvento, metterà sulle nostre labbra l’espressione: «Vieni, Signore Gesù». Ma quanto, effettivamente, lo desideriamo? 6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito. Signore, aiutami a tenere accesa la luce del cuore, per riconoscerti quando vieni nella mia vita, ridesta il mio cuore, perché ardente di fede, speranza e carità possa compiere, oggi e sempre, la tua santa volontà. Impegno: Attorno a noi c'è tanta preparazione commerciale al Natale, tante cose sono all'insegna dei regali, del consumismo, del divertimento. Sia per noi l’Avvento un tempo forte di fede, di preghiera, di amore concreto al prossimo, di impegno nei nostri doveri di famiglia, di lavoro, di rapporto con gli altri. BUON CAMMINO DI AVVENTO |
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