APRIRE GLI OCCHI E IL CUORE
lettera aperta a tutte le sorelle e i fratelli
della Panoramica
Cos'è la Caritas? Un gruppo parrocchiale
come gli altri o non, piuttosto, la Parrocchia
intera nel suo slancio "esterno"
verso i fratelli bisognosi?
La Caritas, nella prospettiva che abbiamo
cercato di condividere in questi anni, comporta
uscire dai propri egoismi.
Uscire dai propri confini. Essere parrocchia
in movimento. Coltivare uno sguardo profetico.
Fare comunità col resto del mondo.
Vedere Cristo in tutti i volti che incontriamo.
Avere sempre occhi e cuore per scorgere le
povertà. Credere nella dolcezza.
La Caritas ha il compito di ricomporre il
rapporto tra Eucaristia e Carità, tra Liturgia
e Servizio.
Il suo compito è quello di additare alla
comunità parrocchiale un modello di vita
religiosa e sociale consistente nell'uscire
dal tempio o dalla tenda,
dove è bello risiedere, per sporcarsi le
mani con l'umanità che in quel tempio, dentro
quella tenda ancora non risiede.
Essa è perciò chiamata a farsi luogo "in
cui sperimentare la tenerezza di Dio"
(Mons. Franco Montenegro).
Essa è chiamata ad essere più una struttura
di tenerezza che un mero luogo di erogazione
di servizi.
La nostra quotidianità ci pone spesso di
fronte a sofferenze vissute senza senso.
Attraverso il servizio, dobbiamo sentirci
chiamati a dare un senso alla sofferenza.
La Caritas non è, e non può essere, spontaneismo
ma impegno sociale.
Don Milani ci ricorda che "sortirne
da soli è avarizia, sortirne insieme è politica".
Sempre più dunque occorre una comunità ecclesiale
che sia "esperta in umanità" (Mons.
Montenegro).
La nostra operatività deve scaturire dalla
condivisione, e da uno sguardo attento a
quanto avviene intorno a noi.
Es. 3, 7-8: "Ho osservato la miseria
del mio popolo … ho udito il suo grido …
conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso
per liberarlo …"
Cosa siamo? Che percezione ha la nostra Comunità
dei bisogni e delle sofferenze?
La potremmo definire una percezione discontinua.
Ci sono, è vero, le tombolate di fine anno
con i fratelli e le sorelle diversamente
abili, le mobilitazioni periodiche etc.,
ma questi momenti non si traducono in impegno
duraturo, fedele. Per fortuna c'è qualche
attività che riesce a garantire continuità
nel servizio,
anche se la carenza di volontari non consente
ancora di colmare i vuoti.
Cosa dovremmo essere? Forse una comunità
come quella descritta negli Atti degli Apostoli!
Ciò non è utopistico, a condizione che i
carismi dentro e fuori la nostra Comunità
vadano scoperti, coltivati, promossi, incoraggiati.
Dobbiamo interrogarci continuamente sulla
società, sui diritti, sui servizi, sulle
povertà, sui silenzi della politica, e anche
- se ci riusciamo - sui nostri egoismi.
Metterci dalla parte degli ultimi, come Gesù
ci ha insegnato.
Farci interpellare dal mondo, non ritenerci
paghi del guscio ecclesiale che ci avvolge
e ci protegge.
Come fare? Dobbiamo diventare un osservatorio
permanente delle povertà e delle risorse
(Mons. Montenegro).
Solo così la nostra azione potrà essere incisiva
e carica di un amore che non si esaurisce
ma sempre di nuovo, con l'aiuto dello Spirito,
trabocca.
Signore Gesù, questa nostra comunità cerca
di crescere nella condivisione e nella solidarietà
verso i poveri, i sofferenti,
gli emarginati, verso tutti quegli ultimi
che sono già primi nel tuo cuore.
Aiutaci a maturare nell'amore verso questi
tuoi figli, ad aprire occhi e cuore per scorgere
l'umanità sofferente che ci passa accanto.
Ad annunciare, non solo con le parole ma
anche con l'impegno delle nostre vite, che
il tuo Regno è già qui tra noi.
Per questo ti preghiamo!
Quest'anno ci riuniremo il secondo venerdì
di ogni mese (alle ore 16.45) per discutere
sulle attività svolte,
condividere i problemi e le gioie, programmare
le nuove iniziative etc.
Torneremo a stare insieme il quarto venerdì
di ogni mese, questa volta per adorare insieme
nostro Signore Gesù e ricevere da Lui la
forza santificante del Suo Spirito.
Nel corso dell'anno, partendo dalla proposta
di stimoli di vario genere (una conferenza,
la proiezione di un film etc.)
cercheremo di promuovere occasioni di incontro
e confronto su tematiche rilevanti per la
vita civile e, più in generale, per la nostra
consapevolezza di cristiani in cammino.
Intanto ci proponiamo di rinnovare l'impegno
già assunto l'anno scorso: in un periodo
di grave crisi e di bisogni diffusi in tante
famiglie,
cui vengono spesso a mancare anche le risorse
elementari per la sussistenza, torniamo tutti
a contribuire al funzionamento,
presso la Parrocchia, del Banco Alimentare
Permanente, attraverso il quale il nostro
Parroco riesce a dare risposte concrete (il
pane quotidiano!)
a persone e gruppi familiari in difficoltà.
Nella medesima scia si colloca il Progetto
Zaccheo, consistente nel mobilitare le risorse
di generosità della comunità parrocchiale
invitando
chi può a versare mensilmente una piccola
cifra (10 euro) per venire incontro ai bisogni
pratici (pagamento bollette, acquisto medicinali
etc.) di famiglie indigenti.
In analoga prospettiva, vi segnaliamo anche
la grave carenza di volontari per il servizio
svolto presso l'Ospedale Papardo.
Anche qui il Signore chiama; c'è bisogno
di voi!
CONTINUA