IL VANGELO DELLA DOMENICA

 

XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO A       18/10/2020

 

1)  Invoca lo Spirito Santo perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione della Parola.

 

2)  Leggi attentamente il brano del Vangelo

Dal Vangelo di Matteo: (Mt 22, 15-21) “In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

 

3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola

 

4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore.

 

5) Rifletti: : «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Gesù non offre un'abile scappatoia diplomatica alla domanda insidiosa degli avversari, ma una grande affermazione dei diritti di Dio e dell'autonomia della coscienza di fronte alle istituzioni politiche. In maniera lapidaria e brillante, Gesù espone il principio fondamentale della relazione del cristiano nei confronti dell’autorità civile. La fede cristiana non dispensa dall’obbedienza nei confronti dell’autorità civile in tutta la sfera delle relazioni politiche e sociali, e riconosce la legittima autonomia di queste ultime. Per fare alcuni esempi: un cristiano che evade le tasse, che infrange il codice della strada mettendo a rischio la vita propria e quella degli altri, che fa lavorare delle persone in nero, che utilizza un ruolo pubblico in politica o nell’amministrazione a proprio vantaggio, non commette solo un reato dal punto di vista civile e penale, ma pecca contro il Signore, perché ogni autorità è stabilita da Dio. Questa però è solo la prima metà della frase di Gesù. La seconda richiede di rendere «a Dio quello che è di Dio» e qui le cose si complicano. A prima vista sembra si tratti di un parallelismo. In realtà c’è un cambiamento di livello totale. La relazione con l’autorità civile può essere quantificata, essere espressa in termini di dare e avere. Lo Stato assicura una società dove regnano, nella misura del possibile, un certo ordine, una certa pace, una certa giustizia; garantisce alcuni servizi come l’educazione, i trasporti, la salute e in compenso richiede il compimento di alcuni doveri, limitati e misurabili, come per esempio il pagamento delle tasse. Ragionare in termini di dare e di avere diventa invece impossibile nei confronti del Signore. Al Signore dobbiamo dare tutto, quello che abbiamo e più ancora quello che siamo, perché comunque viene da lui, gli appartiene. Nella relazione con lui siamo chiamati ad abbandonare la logica mercantile o servile. Cambia la modalità. Cambia l’esigenza. Deve cambiare il cuore. La relazione filiale con il Padre ci invita ad andare oltre la logica di una giustizia meramente umana. Non si darà mai a Cesare con gioia, ma sempre per dovere, per obbligo. Al Signore invece con gioia, per amore, liberamente, siamo chiamati a rendere grazie. A Dio diamo con gioia, non perché ci dia, ma perché ci ha dato. Diamo non per dovere, ma per amore. Diamo per gioia. Diamo per entrare nella sua gioia.

- Nelle scelte importanti della mia vita lascio che sia lo Spirito a suggerirmi l'atteggiamento da tenere o mi adeguo a quello che fanno gli altri? Vivo nella società, nel mio lavoro con l’onestà di un cristiano autentico o mi lascio condizionare dal: tanto lo fanno tutti, che male c’è? La mia obbedienza alle leggi della società è del cristiano onesto oppure anche io cerco di evadere i miei obblighi e doveri?

 

6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito.

Ti ringraziamo, Signore Gesù,  perché ci chiami a collaborare al tuo progetto e ci chiedi di saper assumere le nostre responsabilità nell’ambito civile e politico. Ti ringraziamo per averci fatti a tua immagine e per averci rivelato la nostra vocazione cristiana: essa ci impegna a rispondere della qualità morale delle scelte grandi e piccole nella vita d’ogni giorno. Fa’ che nessuno di noi abusi del suo potere, ma ogni autorità serva al bene di tutti, secondo lo Spirito e la tua Parola. Amen!

 

Impegno: Il potere invade, occupa, condiziona la nostra vita. È difficile sentirci liberi e capaci di difenderci dai compromessi che continuamente cerca di imporci. La formazione della propria coscienza è il compito principale di chi vuole vivere nella verità. Nessuno è costretto a seguire la via di Cristo, ma chi vuol far parte del Regno è chiamato a testimoniare il Vangelo in ogni circostanza della vita. 

 

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