PARROCCHIA SAN GABRIELE DELL'ADDOLORATA

      

ORARIO SS. MESSE:    FERIALI ore 09.00 - 18.00  -  FESTIVE ore 09.00 - 10.30 - 12.00 - 18.00

  29 GENNAIO 2023
 
IVDOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A

1) Invoca lo Spirito Santo perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione della Parola.
2) Leggi attentamente il brano del Vangelo Dal Vangelo di Matteo: (Mt 5, 1-12): “In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».”
3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola
4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore.
5) Rifletti: «Vedendo le folle, Gesù salì sul monte», e consegna le Beatitudini. Così l’evangelista Matteo scrive, quasi richiamando quel monte su cui Dio molti secoli prima aveva consegnato a Mosè le tavole della Legge. Gesù le consegna come fossero una nuova legge imprescindibile che unita al nuovo comandamento dell’amore dice l’identità, la coscienza, lo stile di ogni cristiano. Le beatitudini sono rivolte non solo ai suoi discepoli, ma a tutti i credenti. Le otto beatitudini sono il cuore del Vangelo, evocano fatiche, lacrime, speranze, nel suo elenco ci sono tutti gli uomini: i poveri, chi piange, gli incompresi e quelli dal cuore puro, gli unici in grado di vedere Dio. Le beatitudini sono il manifesto di Gesù. Dicono chi è Dio e chi è l’uomo. Mosè era salito sul monte Sinai e aveva dato i comandamenti, in pratica cosa bisognava fare e cosa non bisognava fare. Gesù ora sale sul monte e dona le beatitudini, in pratica come bisogna essere. Le beatitudini ci mostrano cosa possiamo essere, a cosa siamo destinati. “Si mise a parlare e insegnava loro dicendo”. Gesù si mette a sedere, come un maestro, Gesù sa che il principale problema dell’uomo è la felicità. Ogni uomo desidera solo questo e tutta la vita s’interroga su come essere felice. Chi è felice? Chi è davvero beato? Come essere felici? La risposta di Gesù a tutti questi interrogativi spiazza e manda in tilt la mentalità corrente. A una prima lettura superficiale, sembra elogiare la sfortuna. Gesù definisce beati, cioè felici, chi è povero, chi piange eppure sappiamo che chi vive nella povertà o nel pianto, chi è perseguitato non è per niente felice. Gesù sembra esaltare il dolore, la sofferenza, la sopportazione ma non è così. Dio non ama il dolore, né ci invita alla rassegnazione. Quando Gesù parla di felicità, ne parla al futuro perché è verso il futuro che dobbiamo guardare per essere felici. Non avremo una ricompensa per avere sopportato il dolore ma se vivremo in una certa logica, anche se costa dolore, saremo nella direzione giusta per godere della felicità di Dio. Per noi, felici sono quelli che vestono bene, con la casa in montagna, con un posto di lavoro di prestigio, amici influenti. Eppure Gesù non sembra essere dello stesso parere: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» felici sono i poveri in spirito, gli afflitti, gli affamati di giustizia, i perseguitati, questo è il Vangelo! Se Gesù avesse detto che felici sono i ricchi, i forti, che novità sarebbe stata? Essere felice, nella Bibbia, significa porre Dio “prima” di ogni altra cosa, davanti a tutto e a tutti. Per noi la felicità è un obiettivo, una meta e ci affanniamo da mattina a sera nel tentativo di raggiungerla. Corriamo sempre in cerca di qualcosa, ci illudiamo che quando avremo un bel lavoro, una solidità economica, una bella casa saremo felici. Chi raggiunge questi obiettivi, invece, avrà un’amara sorpresa: non basteranno! E così inizierà una nuova rincorsa alla ricerca di altri traguardi. La felicità non è la meta ma la strada che mi porta alla meta. La felicità è oggi, è saper godere di questo presente. Gesù le ha vissute le beatitudini, sono il suo ritratto. Abbiamo davanti agli occhi il modello di ogni beatitudine. Le beatitudini non sono dei comandi, sono delle proposte. Non sono una soluzione ai nostri problemi, sono un cammino. Le beatitudini non sono solo un ritratto del discepolo ideale, ma prima di tutto sono un ritratto di Gesù! Lui è il povero in spirito, l’afflitto, l’affamato, il mite, il perseguitato, il misericordioso, il puro di cuore e l’operatore di pace. Se accogliamo le beatitudini, la loro logica ci cambia il cuore sulla misura di quello di Dio. E possono cambiare il mondo. • Io, cosa faccio per trasmettere e vivere il senso autentico delle Beatitudini? 6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito. Signore Gesù, insegnaci a riscoprire nelle pagine del Vangelo il segreto della felicità. Noi cerchiamo e pensiamo che la gioia sia nelle tante cose da possedere. Insegnaci tu a riscoprirla nel volto del fratello e della sorella che ci vive accanto e che noi spesso facciamo finta di non vedere. Amen! Impegno: Gesù ha vissuto fino all'ultimo queste beatitudini. E ora tocca a noi, se vogliamo, viverle. Giorno per giorno, un pezzo di beatitudine alla volta, per cambiare il nostro cuore, per convertire noi stessi e il mondo. Se le beatitudini diventano il nostro stile di vivere nel mondo, allora sì che il mondo vedrà il compiersi del Regno di Dio, già qui e ora.

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