ORARIO SS. MESSE
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LA RIFLESSIONE SULLA PAROLA DI DIO, a cura di P. Tonino
DOMENICA 16 OTTOBRE 2022
XXIX DOMENICA DEL TEMPO ODINARIO - ANNO C

1) Invoca lo Spirito Santo perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione della Parola.
2) Leggi attentamente il brano del Vangelo
Dal Vangelo di Luca: (Lc 18,1-9): “In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».”.
3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola
4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore.
5) Rifletti: “Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”. In questa parabola, Gesù lega in modo indissolubile due temi importanti per la vita di noi cristiani: la necessità e l’insistenza della preghiera. Il Vangelo ci porta a scuola di preghiera da una vedova, una bella figura di donna, forte e dignitosa, che non si arrende, fragile e combattiva al tempo stesso. Ha subito ingiustizia e non abbassa la testa. Così come il giudice corrotto esaudirà le richieste continue e insistenti della vedova allo stesso modo “Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo?” Quando Luca scrive, i cristiani sono perseguitati e tutto sembra lottare contro di loro. Il Signore sembra averli abbandonati. La comunità di Luca fatica a credere che Dio sia il difensore degli oppressi. L’ingiustizia continua a regnare e nonostante le preghiere nulla sembra cambiare. Luca li conforta dicendogli: “State tranquilli. Se perfino un giudice, malvagio, ascolta una donna, anche solo per togliersela dai piedi, come potete pensare che Dio non ascolti il vostro dolore? Piuttosto pregate e preoccupatevi di mantenere salda la vostra fede”. A tutti sarà capitato di pregare e avere la sensazione che le cose non cambino. Novene e tridui sembrano scorrere inutilmente. Per questo serve insistere: per noi, non per Dio. Dio non scappa dalle sue responsabilità, a noi è solo chiesta la preghiera. Uno dei cardini della preghiera è questo: lasciarsi amare da Lui. Quando la preghiera è arida e cerchiamo di riempirla con le parole, lo Spirito ci ricorda di lasciarci amare, nel silenzio. Dio conosce il nostro cuore, inutile riempire la nostra bocca di parole: lasciamo che il cuore si riempia dal Suo amore. Il desiderio è già preghiera, il desiderio di pregare ci avvicina già a Dio. Nel linguaggio corrente la preghiera sovente è sinonimo di “domanda” e, in effetti, gran parte è dedicata a chiedere. In fondo trascorriamo molto tempo cercando di convincere Dio a esaudirci come se Lui non sapesse ciò di cui abbiamo bisogno. Il Vangelo è la bella notizia che possiamo avere un colloquio intimo con Dio e che questo può riempire il nostro cuore. La preghiera serve a noi, non a Dio. Non si prega per ricevere ma per essere trasformati. Il problema non è cercare “momenti di preghiera” che probabilmente non arriveranno mai, ma fare della vita una preghiera, fare del lavoro, dello studio una preghiera. La preghiera, come l’amore, non sopporta il calcolo delle volte. L’obiettivo della preghiera non è ottenere qualcosa ma è la preghiera stessa. Questa è l’unica parabola, che termina con una domanda. In mezzo alle mille domande che rivolgiamo a Lui, una la rivolge a noi: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Questa domanda riguarda l’oggi non solo la venuta finale, non ci chiede se troverà l’amore, la religione, la Chiesa, le parrocchie ma la fede. Non chiede se la gente andrà ancora a messa ma la fede. Le parrocchie, gli oratori, le strutture sono solo strumenti per coltivare la fede. Lo sguardo del Figlio dell’uomo, quando tornerà sulla terra, non sarà come il nostro ma scoprirà la fede di chi per tanti anni ha vegliato e curato il marito invalido senza mai lamentarsi, rintraccerà l’amore di chi ha accudito una figlia disabile continuando a sorridere. Troverà chi non si accontenta di essere solo un cristiano della domenica, scoverà chi trova nella preghiera la forza di portare pesi inimmaginabili e non si lamenta, perché pensa a chi sta peggio di lui, troverà la fedeltà di chi ha preso sul serio il suo “eccomi” nel giorno della consacrazione, troverà chi è rimasto fedele al suo matrimonio nonostante un tradimento subito. Troverà questi e mille altri volti che ci circondano. • Se tornasse ora il Figlio dell’uomo, come mi troverebbe? Che cosa vedrebbe nei miei occhi, quali parole ascolterebbe dalle mie labbra?
6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito. “Tante volte ti ho chiesto, Signore: Perché non fai niente per quelli che muoiono di fame? Perché non fai niente per quelli che sono malati? Perché non fai niente per quelli che non conoscono l’amore? Perché non fai niente per quelli che subiscono ingiustizie? Perché non fai niente per quelli che sono vittime della guerra? Perché non fai niente per quelli che non ti conoscono? Io non capivo, Signore. Allora Tu mi hai risposto: Io ho fatto tanto; io ho fatto tutto quello che potevo fare: Io ho fatto te! Ora capisco Signore. Io posso sfamare chi ha fame. Io posso visitare i malati. Io posso amare chi non è amato. Io posso combattere le ingiustizie. Io posso creare la pace. Io posso far conoscere Te. Ora ti ascolto Signore. Ogni volta che incontro il dolore Tu mi chiedi: Perché non fai niente? Aiutami Signore, a essere le Tue mani. Amen!
Impegno: «La preghiera è il respiro della fede» ha detto Papa Francesco: pregare è una necessità, perché se smetto di respirare, smetto di vivere. Fermiamoci e lasciamoci amare nella preghiera. Pregare non è altro che aprire la porta e lasciar entrare Dio.
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