ORARIO ESTIVO SS. MESSE
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FESTIVE: ORE 09.00; 10.30; 18.30 (ore 19.00 all'Oasi)

DOMENICA 04 SETTEMRE 2022

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ODINARIO ANNO C
1) Invoca lo Spirito Santo perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione della Parola.
2) Leggi attentamente il brano del Vangelo
Dal Vangelo di Luca: (Lc 14,25-33): “In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».”
3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola
4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore.

5) Rifletti: Gesù cammina verso Gerusalemme, seguito da una folla numerosa. Sono entusiasti di ciò che dice e di ciò che fa, per questo lo seguono, ma Gesù non desidera raduni oceanici, né gente che lo segue perché tutti fanno così. Gesù non ha mai illuso nessuno, non ha mai strumentalizzato entusiasmi o debolezze. Non ha cercato l’applauso delle folle, ma la totalità del cuore. Vuole discepoli maturi e liberi che lo seguano in modo convinto, insomma che lo scelgano. Alla quantità di discepoli preferisce la qualità. E indica tre condizioni per seguirlo.
La prima: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo». Metto al posto della parola “padre”, “madre” ecc., il nome di mio padre, di mia madre, di mio figlio, di mia sorella o di mio fratello. Fa un po’ paura ma il verbo su cui poggia la frase è: «Se uno non mi ama più di … ». Non si tratta di togliere, ma di aggiungere. Siamo chiamati a stendere una luce più grande sulla luce dei nostri amori. Che bello! Gesù ha da offrirci qualcosa di ancora più bello dell’amore dato e ricevuto da nostro padre, nostra madre… Sarebbe sbagliato pensare che questo amore per Cristo entri in concorrenza con i nostri amori umani. Cristo non è un “rivale in amore” e non è geloso di nessuno. Le parole di Gesù sono per la folla, per tutti, non solo per alcuni. Le condizioni per essere discepoli che troviamo in questa pagina di Luca sono per tutti, per tutti c’è una possibilità, un invito. Gesù fa una proposta radicale, che lascia senza fiato: chiede un amore che superi quello dei legami affettivi. Al cristiano è chiesto un “di più”.
La seconda: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo».
La vocazione del discepolo non è subire il martirio. La croce nel vangelo indica la sua lucida follia d’amore. Scegliere la croce è scegliere d’amare. Questo è il senso della nostra vita di credenti. Amare, fino alla fine, fino a morirne, perché se l’amore non avesse un volto per cui morire sarebbe solo utopia. Il sogno di Gesù non è un corteo di uomini in un’eterna “via crucis”. Portare la croce non è sinonimo di passiva rassegnazione. Sostituiamo la parola “croce” con la parola “amore” e l’invito appare in tutto il suo splendore: “Se qualcuno vuole venire con me, prenda su di sé tutto l’amore di cui è capace, e mi segua”. La croce non ha nulla a che vedere con la sofferenza, le malattie, le disgrazie e i lutti che la vita presenta. La croce non è mai una prova che Dio ci invia, anche perché spesso le croci che portiamo ce le siamo create. Se possibile, bisogna fuggire la sofferenza, specie quella futile, ma amare, a volte, porta a spendersi fino alla fine, fino allo svuotamento di sé, fino al sacrificio. Ecco cosa significa “portare la croce”. Non è solo ciò che accade senza preavviso, sopportare una malattia o un evento doloroso, ma è la conseguenza di una libera scelta che facciamo in nome del vangelo e che ci espone alla fatica e all’incomprensione. Portare la croce è una scelta, come Gesù.
“Chi di voi, volendo costruire una torre…”  Prima della terza condizione, ecco un inciso edile. Dietro ogni costruzione ci deve essere un progetto, una prospettiva: chi vuole realizzare qualcosa di grande non può improvvisare. Seguire Gesù richiede un tempo di calma, silenzio, non solo l’entusiasmo di un momento. È l’azione del discernimento, necessaria per percepire nel nostro cuore la voce di Dio. Non basta costruire, occorre un progetto, non basta parlare, occorre avere qualcosa da dire, non basta fare del bene, occorre farlo bene.
Ecco la terza condizione: «Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Gesù chiede ai suoi un atto di libertà, non un sacrificio ascetico. Chiede di uscire dall’ansia di possedere che lascia l’illusione di essere perché si ha. Chiede di guardare alla qualità dei sentimenti perché «un uomo vale quanto vale il suo cuore» (Gandhi). Noi diventiamo ciò che amiamo. Lui è l’Amore più grande; se fissiamo lo sguardo su Cristo, diventeremo come lui uomini liberi.

•    Che posto occupa Dio nella mia vita? Riesco ad anteporlo ad ogni affetto, ad ogni mio interesse? Quale scelta cerco di compiere ogni giorno per essere coerentemente cristiano?

6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito.
Signore Gesù, concedi a noi la forza di amare te al di sopra delle persone a noi più care e anche della nostra stessa vita, poiché nel servizio dell’amore spetta sempre a te il primo posto. Donaci la forza di portare serenamente la nostra croce quotidiana, di vincere le seduzioni del male che si frappongono al nostro cammino e di rinunciare a tutto ciò che ci distoglie dalla tua sequela, affinché possiamo essere tuoi discepoli e portare a termine il tuo disegno d’amore a noi affidato. Amen!

Impegno: L'amore radicale per il Regno, la croce da portare, la rinuncia agli averi: ecco tre lineamenti fondamentali del discepolo di Cristo. Non soffermiamoci sulle difficoltà che rappresentano le parole, ma poniamo l'accento sul verbo principale, ossia diventare discepolo. Il centro focale delle parole di Gesù non è sulla rinuncia, ma sulla conquista, non sul punto di partenza, ma sulla mèta da raggiungere, testimoni e imitatori di Cristo: "io non sono ancora e mai il Cristo, ma io sono questa infinita possibilità." (D. M. Turoldo).
LA RIFLESSIONE SULLA PAROLA DI DIO, a cura di P. Tonino
 

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